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L’immagine della
donna nel medioevo non è certo positiva, anzi, in questo periodo è stata
dipinta come profondamente cattiva, dominata dal proprio sesso e perciò
strettamente legata al peccato; un essere debole che deve essere
necessariamente sottomesso all’uomo. Questa immagine è definita da chi
detiene il monopolio del sapere e della cultura: gli uomini di chiesa. Sono
i chierici che trasmettono le conoscenze, che fanno sapere al loro tempo che
cosa bisogna pensare delle donne e come gestirle.
“ Maledetto sia questo sesso in cui non vi è né timore, né bontà, né
amicizia e di cui bisogna diffidare più quando è amata che quando è odiata”.
Le uniche figure femminili che riescono a fuggire da questo stereotipo e ad
essere considerate positivamente, almeno in parte, sono le vergini, le
vedove e le donne sposate. Questo perché riescono a dominare la loro
sessualità attraverso la pratica della castità.
Le vergini rinunciano alla loro sessualità completamente, grazie ad un a
scelta volontaria e consapevole; le vedove possono rinunciarvi dopo la morte
del marito; le donne sposate la limitano in funzione esclusiva della
procreazione. Questa classificazione di fatto individua tre stadi di
perfezione morale a cui le donne devono aspirare e perciò la maggioranza
delle prediche e dei trattati morali rivolti ad esse le classifica proprio
in base alla castità.
Instabili, irrequiete nell’anima, curiose, spinte a cercare sempre qualche
cosa di nuovo che le fa cedere agli impulsi e alle passioni, le donne vanno
dunque custodite. Custodite si, ma da chi? Dagli uomini naturalmente, laici
o chierici che siano, dividono con Dio questo difficile compito. Con il
termine custodia si indica tutto ciò che si può e che si deve fare per
educare le donne ai buoni costumi e per salvare la loro anima. Questa
custodia si riflette in ogni aspetto della vita quotidiana femminile, in
particolare tra il XII e il XV secolo sono numerosissimi i trattati e le
prediche che cercano di regolare l’abbigliamento, il modo di mangiare, l’uso
della parola e la gestualità.
La donna truccata e vestita in modo troppo curato privilegia l’esteriorità
del suo corpo rispetto alla sua anima; i cibi e le bevande possono eccitarla
e perciò vanno limitati, niente vino e niente cibi troppo caldi, ad esempio;
i gesti devono essere strettamente controllati per non attirare
l’attenzione, non si deve ridere ma sorridere senza mostrare i denti, non
spalancare gli occhi ma tenerli socchiusi e rivolti verso il basso, piangere
senza far rumore, non agitare le mani, camminare lentamente…
Ma per quanto siano controllate nel cibo, negli abiti e nei gesti, le donne
parlano…Ebbene si, parlano e naturalmente parlano troppo e male. Secondo i
predicatori dell’epoca mentono con abilità, sono insistenti e lamentose,
litigano, si scambiano maldicenze e parlano inutilmente. Per mettere in
evidenza questo difetto, in alcune prediche si sostiene che Cristo sarebbe
apparso, dopo la resurrezione, alla Maddalena perché sapeva bene che, in
quanto donna, avrebbe immediatamente diffuso la notizia. Anche il rapporto
con la parola scritta è guardato con sospetto. Secondo Filippo da Novara la
donna non deve imparare né a leggere né a scrivere, se non per diventare
monaca, perché dal leggere e dallo scrivere delle donne sono derivati molti
mali.
Sulle parole femminili incombe l’autorità di San Paolo che proibisce alla
donna di insegnare (I Timoteo XIV, 12) e di parlare nelle assemblee (I
Corinzi XIV, 34-35). Questi due passi sono stati usati, per lungo tempo, per
giustificare il controllo sulla parola femminile. Le donne non entrano nei
tribunali, non governano, non insegnano e non predicano. Le parole del
potere, del giudizio e della cultura sono esclusivamente parole maschili. Va
evidenziato però che dal XIII al XV secolo alcune donne, anche se in modo
sporadico, osano farsi sentire, benché la loro voce sia coperta dal
frastuono del coro degli uomini.
Come abbiamo fin qui detto, castità, modestia, umiltà, sobrietà, silenzio,
custodia, sono le parole che per moltissimi anni le donne si sono sentite
dire. Le hanno ascoltate dai predicatori nelle chiese, dai familiari nelle
case, le hanno ritrovate nei libri che venivano scritti per loro. Questo è
il modello femminile imposto nel medioevo.
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